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Giugno 2002 - Cambio della Campana. Franco di Marco riceve il Melvin Jones Fellow
Giugno 2002 - Cambio della Campana:
Franco Di Marco riceve il Melvin Jones Fellow tra il Past Presidente Vito Nicosia a sinsitra e il Presidente Francesco Bianco a destra

 

UN SIGNOR DIALETTO

di Franco Di Marco
Baglio Marini - Sant'Andrea - Primavera 1994

Il tradizionale pranzo rustico ci ha visti quest'anno ospiti del bellissimo baglio della famiglia marini, alle pendici di Erice con una magnifica vista sul mare, proprio là dove Virgilio ambienta i giuochi in memoria di Anchise nel V libro dell'Eneide. Siamo in contrada Sciare (attenzione alla pronunzia eventuali lettori nordici sono avvertiti che qui Alberto Tomba non c'entra; ià è un dittongo, come nel sì tedesco, come nella parola lasciare).
Giacché ci siamo forse è il caso di dire che, a rigor di termini, il nome del sito andrebbe scritto Xiari; come Xitta, conservando però la pronunzia siciliana (pronunciare "Ksitta" è sbagliato). La ics, la consonante che non c'è, la incognita sibilante prepalatale sorda debole (beh, l'ho detta!), che manca nell'alfabeto siciliano - anzi manca tutto l'alfabeto, quello che usiamo ce l'ha prestato la Toscana - a denominare il suono di ciuri, ciumi, ciaccula. Personalmente userei la cediglia: çiuri, çiumi, Çiar, come fa la prestigiosa scuola catanese nel monetale "Vocabolario Siciliano" (al momento ancora 3 volumi, lettere A-Q).
E qui il vostro cronista si rende conto di avere smoderatamente abusato della pazienza del lettore, ma è l'amore per la sua/nostra terra e il suo/nostro dialetto che glielo ha fatto fare.
E dire che gli era stato affidato l'incontro con Alberto Giambalvo, il narratore di Castelvetrano di cui lo scrivente ha curato il libro di racconti siciliani Lu codici di la santa nicissità. Con la sua consueta bravura l'Autore lesse alcuni racconti: situazioni ora comiche ora tristi ora struggenti, ma sempre tessute sul filo dell'ironia, vissute dall'antica saggezza del contadino, nobilitate da un'istintiva stupefacente arte del "taglio"; racconti tanto belli da leggere quanto affascinanti da ascoltare.
A far da degna cornice, l'arredamento del salone, un antico frantoio per le olive, il trappitu, ed è completo di manuedda, scutedda, brannuni ecc. in grado di essere messo in funzione perché la famiglia Marini, con il Lion Giuseppe in testa, vi dedica amorose attenzioni. E questa è cultura. Nell'adiacente grande salone-dispensa, mani amorose avevano ornato di motivi campestri la mensa.
Vi campeggiavano, delizia degli occhi e del palato, i più genuini piatti della cucina siciliana. Vi assicuro che vi facemmo tutti onore.

Franco Di Marco


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